TAFTER, in qualità di partner del bando Che Fare, vi fa conoscere da vicino i 6 finalisti del premio dedicato all’innovazione sociale. Fino a sabato 26 gennaio, uno per uno, i responsabili dei progetti finalisti ci mostrano i loro obiettivi, i loro sacrifici e le loro ambizioni nel caso risultassero tra i favoriti della Giuria. La votazione finale, si svolgerà il 27 gennaio.

Verrà data comunicazione ufficiale del vincitore martedì 29 gennaio. Siete pronti a scommettere sul vincitore?

Parliamo di Crisi 2.0 con i portavoce del Teatro Valle Occupato, dove il progetto è stato ideato

 

Siete tra i 6 finalisti del premio Che Fare. Come è nato il vostro progetto?
Il progetto Crisi 2.0 nasce all’interno del percorso del Teatro Valle Occupato. Dal 14 giugno 2011 al Valle si è innescato un processo costituente per la creazione di una istituzione nuova, creata dal basso, a partire dai desideri degli artisti e raccogliendo le proposte dei cittadini. In questi mesi abbiamo scritto lo statuto di una Fondazione Bene Comune come messa a punto di un sistema giuridico ed economico radicalmente innovativo. All’interno di un dibattito pubblico e partecipato è emersa la volontà di trasformare il Teatro Valle in un luogo dedicato alla scrittura teatrale con vocazione alla produzione, alla promozione, alla formazione. Il desiderio di fare del Valle una casa per le drammaturgie contemporanee risponde all’esigenza di riaprire un processo di narrazione e rappresentazione della realtà, che nell’ultimo mezzo secolo della vita del nostro paese ha subito un’involuzione, un congelamento. CRISI è il progetto pilota che realizzerà il nucleo essenziale della vocazione artistica della Fondazione Teatro Valle, prima istituzione Bene Comune in Italia.

Perché il vostro progetto è innovativo?
Il progetto presenta diversi punti di novità. -Lo studente è considerato a tutti gli effetti un lavoratore. Lo Statuto sociale europeo degli artisti sottolinea che “occorre prendere in considerazione la natura atipica e precaria di tutte le professioni sceniche” e che “tutti gli artisti esercitano la loro attività in modo permanente, non limitandosi alle ore di prestazione artistica”. Incoraggia “a sviluppare la definizione di contratti di formazione/qualificazione nelle professioni artistiche”. Il progetto introduce in Italia il concetto che le ore di formazione sono ore di lavoro a tutti gli effetti. -Il pubblico che lo voglia è parte integrante del processo creativo: è presente, consultabile e consultato. Lo spettatore non è trattato come un acquirente di biglietti (il laboratorio è accessibile gratuitamente agli uditori) e partecipa attivamente alla scrittura dello spettacolo a cui vorrebbe assistere. Tutti i teatri europei sono naturali centri di aggregazione e di confronto tra artisti e artisti e pubblico. Crisi 2.0 aiuta a superare l’idea di Teatro come luogo dove si entra, si vede lo spettacolo e si va a casa. -Il passaggio dalla formazione alla produzione è graduale: lo studio è finalizzato alla produzione di drammaturgie e quindi alla condivisione, la produzione a sua volta è la naturale conseguenza di uno studio e di un percorso condiviso, non un generico fare business.
-L’impegno a rafforzare i rapporti e la collaborazione con diversi Teatri europei una maggior diffusione della scrittura italiana – sempre più ai margini della contemporaneità. Nell’ambito del progetto CRISI 2.0 saranno invitati a partecipare drammaturghi di altri Paesi, dando vita ad un’esperienza di lavoro fondata su confronto, collaborazione e scambio di saperi.

In che modo riuscirete a rendere economicamente sostenibile la vostra idea?
“Crisi 2.0” sarà sostenibile economicamente attraverso diverse fonti. Una di esse immaginiamo sia la produzione di contenuti audiovisivi per canali Tv tematici satellitari o generalisti che abbiano programmazioni culturali diversificate, oppure per Web Tv di portali di rilievo nazionale che possano valorizzare su importanti audience questo innovativo progetto formativo e creativo. Il percorso formativo prevede anche la produzione di occasioni di presentazione –spettacolo per ogni settimana di lavori. Contiamo molto sulla partecipazione della cittadinanza che in questo anno e mezzo di lavoro è stata protagonista di questo luogo e soprattutto di ciò che vi è stato creato. Attraverso la condivisione web di parte dei materiali audiovideo del laboratorio, e soprattutto di quelli testuali sulla piattaforma “eMend” di scrittura/revisione open-source, si svilupperanno canali di coinvolgimento della comunità anche a livello di crowdfunding. Anche un’attività di fundraising sarà sviluppata. E poi c’è l’idea di fare un libro in co-edizione. Una nostra piccola pubblicazione sta già ricevendo un appassionato interesse dalla cittadinanza. Le attività di formazione infine sono sempre più al centro di programmi di finanziamento europei e i progetti culturali saranno fondamentali nella nuova programmazione dei prossimi anni. “Crisi 2.0”, con i suoi sviluppi, come progetto culturale e formativo con al centro un forte componente di partecipazione della collettività e in virtù della sua vocazione internazionale costituirà un importante modo con cui la costituenda Fondazione Teatro Valle Bene Comune potrà accedere a tali finanziamenti.

Che obiettivi vi siete posti?
Trasformare il Teatro Valle nel nuovo polo per le scritture contemporanee all’altezza dei grandi Teatri europei. Il Teatro Valle deve diventare un centro permanente di riferimento per le drammaturgie, colmando un vuoto del nostro Paese e fornendo agli autori formazione, possibilità di incontri, opportunità di lavoro e agli addetti ai lavori e al pubblico la possibilità di conoscere le drammaturgie partecipando al processo di creazione.

Dateci 3 motivi per i quali la giuria dovrebbe votare per voi.
Crisi 2.0 rappresenta una concreta opportunità di confronto tra pubblico e palco, artisti e autori, accorcia la distanza tra spettatore e scena, idee e creazioni. Crea uno spazio di partecipazione per ricreare una vera e propria comunità intorno al teatro e consente di sviluppare il concetto di cultura come bene comune È fondamentale la nascita di un teatro dedicato alla scrittura teatrale, attento alla formazione e capace di interloquire alla pari con i suoi omologhi esistenti e operanti all’estero: il Royal Court Theatre di Londra, il Théâtre de la Colline di Parigi, la Schaubuhne di Berlino. Il progetto Crisi 2.0 non è solo un progetto. É la risposta concreta al desiderio di migliaia di persone che in questo anno e mezzo hanno creduto nella visione del Teatro Valle Occupato. Una visione che ha come missione la diffusione indiscriminata, aperta, inventiva, condivisa della cultura e dell’arte. Una visione che non prevede il male minore, che non insiste sulla difesa. Una visione performativa sull’esistente e sul presente che incarna l’imprudenza. Perché il ruolo dell’artista è di rendere la rivoluzione irresistibile.

 

La scheda di Crisi 2.0 su Che Fare
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